Lightness, leggerezza. L’ho sentita dentro di me mentre realizzavo questo Seika, uno stile d’ikebana antico eppure attualissimo. Metafora visiva di concetti filosofici profondi e universali.

Il Seika è stato il protagonista delle mie lezioni di febbraio; ma è così affascinante e ricco di spunti d’approfondimento che le mie allieve hanno espresso il desiderio di continuare il suo studio anche nel mese di marzo.

Ecco, ci siamo. È primavera. È arrivata in anticipo e non si sa quanto durerà; domani potrei svegliarmi, aprire le finestre e trovare la neve. Ma adesso godiamoci quest’attimo d’aria frizzante.

“Il tutto è più della somma delle sue parti”, così scriveva Aristotele e dovrebbe essere così anche l’arte dell’ikebana: una continua ricerca di relazioni armoniose tra materiali vegetali – diversi per forma, dimensioni e natura – al fine di creare un sistema complesso, sempre migliorabile.
Un insieme che vada oltre un gradevole accostamento di rami e fiori.

La camelia divenne molto popolare in Giappone a partire dal ‘600, durante il periodo Edo. Spesso i maestri di ikebana la dispongono con cura in un piccolo vaso, da sola. Perché un solo fiore può mandare più luce di cento fiori.

La vita. Una delicata ricerca d’equilibrio tra pesi e contrappesi sempre mutevoli.

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