Parole - By Moritz Schmidt

La parola ha senso solo in quanto è in rapporto con la profondità del proprio essere, che non è solo il giudizio che dà la mente, ma che è fatta dalle emozioni, dalle sensazioni, dalla memoria.

Ci sono delle persone che, fuori dalle convenzioni, non sono neanche più capaci di parlare, sono abituate così, a non andare mai più in là dei luoghi comuni. Questo, alla fine, impedisce loro di capire, anche solo di capire, e di entrare in un rapporto con se stessi e con il mondo che non sia quello delle convenzioni. L’abitudine a stare attenti alle parole ci libera da molti impedimenti, e anche dalla zavorra delle cose morte che sono intorno a noi e delle vite morte che parlano intorno a noi. La parola usata sciattamente fa sciatta la nostra vita. La fa occasionale.

 Franco Loi, da “La poesia secondo me” e “I suoni: guida per l’inconscio” (articoli apparsi su “Il Sole 24 Ore” il 10 e il 23 agosto 2015)

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I libri per l’estate. Ogni anno il solito dilemma: che libri porto con me in vacanza? Ma le mie vacanze, anche quelle programmate per il riposo, si trasformano sempre in viaggi ricchi di scoperte e nuovi incontri; non c’è tempo per la lettura e ritorno puntualmente a casa con i libri ancora intonsi.

Quest’anno l’estate è stata talmente pigra e calda, sembrava non volersene andare più, e così ho rimandato gli impegni e mi sono cullata in questa dimensione sospesa, in attesa non si sa bene di chi e di che cosa; ho messo tra parentesi i ritmi del quotidiano e ho spulciato tra gli appunti, sistemato le fotografie, riordinato i cassetti…

Ed è così che la scorsa settimana, del tutto casualmente ed inaspettatamente, ho trovato il mio libro per l’estate. Il titolo era lì, una noticina scritta chissà quando sul margine di un foglio: “Canto alla durata” di Peter Handke.

Mi sono immersa subito nel testo e, sin dai primi versi, mi ha rapito il cuore e l’anima. Mi corrisponde nel profondo. Le parole scritte risuonano in me familiari, già conosciute: sono le mie parole, le mie emozioni, i miei sentimenti e i miei pensieri. Sono felicemente un tutt’uno con questo canto, intensa riflessione sul senso della durata.

Consigli di lettura: Peter Handke, “Canto alla durata”, Edizioni Braitan, 1988 (Einaudi, 1995)

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“Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli si legge tutto d’un fiato in una sera. Racconta con parole sapientemente calibrate le tappe rivoluzionarie della fisica dal XX secolo ad oggi. Una lettura intensa e coinvolgente che mi sento di consigliare a chi si avvicina da neofita (come me) a questa materia.

Nell’ultimo capitolo, dal taglio più filosofico, Rovelli riflette sul desiderio profondo dell’uomo di continuare ad imparare: “Ci sono frontiere, dove stiamo imparando, e brucia il nostro desiderio di sapere. Sono nelle profondità più minute del tessuto dello spazio, nelle origini del cosmo, nella natura del tempo, nel fato dei buchi neri, e nel funzionamento del nostro stesso pensiero. Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato”.

Consigli di lettura:

  • Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi, Milano, 2014

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Illustrazione di André Da Loba (da Bestial, Pato Lógico Edições, 2013)

 

Fare non significa conoscere. Basta semplicemente chiedere ad una persona che sta facendo qualcosa, che cosa sta facendo, per confonderla ed impedirle di continuare. Questo perché il pensiero e l’intelletto sono nemici dell’azione automatica abituale. Questo fatto è illustrato nella vecchia storia del millepiedi che dimenticò come camminare quando gli fu chiesto in quale ordine muoveva le gambe.
Un’azione si trasforma in conoscenza quando viene eseguita con consapevolezza, ovvero seguendola ed esplorandola nei dettagli.

Moshe Feldenkrais, Conoscersi attraverso il movimento, Celuc Libri, Milano, 1978 

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